Spesso mi chiedo come il buon senso sia diventato così difficile da attuare. Già, il buon senso! E’ la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una situazione, comprendendo le necessità pratiche che essa comporta. Eppure, sembra un qualcosa di sfuggevole, di astratto, verso il quale se c’è, non si dà la giusta importanza. Dopo il recente lockdown, i morti, gli ammalati in terapia intensiva, le inumane immagini di decessi senza l’ausilio dell’ultimo saluto da parte degli affetti più cari e il covid 19 sempre pronto ad aggredirci, la scienza continua a raccomandare una moderata riapertura alla quotidianità. Mascherina, guanti, distanziamento, igiene delle mani e di tanti altri oggetti che tocchiamo durante il giorno, sono gli avvertimenti che ci arrivano chiari e forti dalla scienza e dalle istituzioni che ci avvisano che il maligno virus non è ancora sconfitto e il pericolo di nuovi focolai è sempre presente. Tuttavia, nonostante quest’appello a rispettare le raccomandazioni, scopriamo che con immane leggerezza si organizzano movide e notti brave che sanno di eccesso, di forzatura a volere recuperare la recente restrizione che privava la libertà di ognuno di noi. Un ragionamento sbagliato che rischia seriamente di ritorcersi contro la popolazione a modi boomerang. Eppure, non è difficile pensare che ci sarà tutto il tempo possibile per ritornare a fare ciò che si faceva prima della pandemia, impostando la nostra vita a piacimento. Ma ora no! Adesso non è ancora tempo. Adesso si deve rispettare la regola della ragione, di una razionalità che è data da quel buon senso che é alla portata di tutti ma che pochi lo mettono in pratica. Da Cortina a Milano, da Torino a Roma, da Pescara a Perugia e Napoli, fino ad arrivare a Palermo, l’Italia della movida sfrenata, dalle ingannevoli luci di vita notturna, dall’assetata voglia di alcolici e di centinaia di raggruppamenti umani che nascondono una forte insidia di contagi, sembra strafottente e incurante in un comportamento che del buon senso non sa cosa farsene. Comportamenti scellerati di giovani e non, alla ricerca di una tanto agognata normalità che, semmai, è assolutamente prematuro pensare in questo momento in cui il coronavirus è presente tra noi, pronto ad aggredirci come ha già fatto a fine febbraio, quando tutti noi eravamo ignari della sua pericolosità. E adesso che questo virus lo conosciamo un po’ di più, adesso che ci avviamo faticosamente a contrastarlo con metodi più consapevoli di autodifesa, ecco che gli assembramenti non controllati sono pronti in un attimo a distruggere quanto faticosamente fatto fino ad oggi. Onestamente non sappiamo quale sia il metodo migliore da attuare in una simile situazione di scelleratezza, adottata da gruppi incoscienti e strafottenti. C’è forse da educare la coscienza sociale a prendere atto che con la morte non si scherza, che la vita è l’unica cosa che conta davvero e che il buon senso non può essere prerogativa di poche persone.
Salvino Cavallaro